lunedì 23 giugno 2014

La settimana dei luoghi comuni non è solo su Facebook...

Cari lettori,

ieri sera sul sito Repubblica.it mi sono imbattuta per caso in un articolo, definito in realtà come "reportage", dal titolo "Brasile 2014. Ho costruito lo stadio ma non vedrò la gara. Mi sono venduto i biglietti" e scritto da Concita de Gregorio che ho sempre considerato un'ottima giornalista. Penserete voi, e qual è il problema? 

Bene, senza voler qui entrare nel merito della qualità di ciò che il giornale La Repubblica scrive ultimamente (molto discutibile, soprattutto quando si parla di Brasile), le informazioni riportate in questo "reportage" e il modo in cui sono state riportate, mi hanno fatto davvero indignare. 

Dopo aver trascorso gli ultimi 2 mesi cercando di spiegare alla gente che nessuno stava uccidendo i bambini di strada a Fortaleza o che nessuno ha espulso con la forza gli abitanti delle favelas per "ripulire" le città sede del Mondiale, e che le immagini veicolate dai social networks si riferivano ad eventi passati e che nulla hanno a che vedere con il Mondiale, questa è stata la famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso. 

Non perché vivo in Brasile e amo questa terra, ma perché si vuole a tutti i costi dare un'immagine negativa e distorta di un paese che sì, vive una situazione delicata ed ha molti problemi da risolvere, ma che nonostante ciò è riuscito ad organizzare un evento enorme che si sta svolgendo tutto sommato tranquillamente rispetto a quelle che erano le previsioni iniziali.

E le proteste? Le proteste e i tafferugli che si vedono nei telegiornali ogni giorno, e che riguardano in modo particolare la capitale brasiliana San Paolo, sfruttano l'evento per avere più visibilità mondiale, ma in realtà non riguardano in modo specifico la Coppa del Mondo e la sua organizzazione, le cifre spese o i lavori in parte ancora non terminati nelle città ospitanti, sono proteste di stampo politico e sociale iniziate già lo scorso anno.

Tornando all'articolo motivo di questo post, che potete trovare qui, nel testo si leggono tante ovvietà, molte inesattezze e frasi ad effetto, svariati sensazionalismi. Sorvolando sul fatto che la giornalista in questione scrive le cifre plurali sempre usando la dicitura singolare Real, quando in realtà sarebbe Reais e suona un po' strano leggerlo al singolare, c'è sempre questa mania tipicamente europea di fare la conversione con l'Euro. Qui guadagniamo e spendiamo in reais non in euro, abbiate pietà di noi!!! 

Il protagonista della storia guadagnava 900,00 reais lavorando come gruista nella costruzione dello stadio di Natal, stato del rio Grande do Norte, costa nordest del Brasile. 


Vorrei notare che uno stipendio di 900,00 reais mensili non è uno stipendio alto, ma rappresenta la media di molte categorie di lavoratori qui in Brasile. E' quello che guadagnano a Vilhena (in cui il costo di vita è molto più alto di quello delle città del Nordest del Brasile tra cui Natal, citata nell'articolo) i giornalisti/reporter, alcuni professori delle scuole di lingue che scelgono di non lavorare 12 ore al giorno, commessi dei supermercati e dei negozi, i camerieri e gli aiutanti nei ristoranti e pizzerie, gli addetti alle pulizie, le governanti, molti dipendenti pubblici (impiegati comunali) non laureati, in genere tutti gli impiegati amministrativi che lavorano negli uffici di contabilità e simili. E ci si vive con queste cifre.

Certo, facendo la conversione in euro diventa una miseria! Ma come, pagano 300,00 reais al mese? E' uno stipendio da fame! Questa si chiama schiavitù! E bla, bla, bla...

Poi leggiamo anche che il protagonista della storia ha deciso di vendere l'ingresso omaggio per vedere una partita nel "suo" stadio per aiutare la moglie a comprare una lavatrice, visto che lei lavora a giornata come cameriera in un resort guadagnando appena 30,00 reais al giorno. Di nuovo la conversione con gli euro (!!!), ma a parte ciò il dato fornito mi sembra davvero discutibile, quando la media qui a Vilhena come in altre capitali del nordest, tra cui Recife, è di 50-70 reais al giorno.

Un'altra informazione: il protagonista ha 32 anni e vive con la madre, due fratelli, la moglie e due figli in una casa che costa 500,00 reais di affitto mensili. Pagato l'affitto restano 400,00 reais al mese per vivere. Come direbbe Marzullo, la domanda nasce spontanea: ma lavora solo lui in questa casa? La moglie non lavorava a giornata nel resort? Bah...

Infine, la passeggiata in dromedario sulle dune, patrimonio naturale di una delle regioni più belle del Brasile, a mio avviso. Secondo le informazioni in mio possesso una passeggiata in dromedario a Natal costa tra i 90,00 e i 100,00 reais a persona, non serve lo stipendio di un mese, ma stiamo scherzando?!?

La fiera dei luoghi comuni, che tristezza leggere queste cose su uno dei giornali italiani più letti e rispettati. 

Con questa considerazione vi saluto, tra poco c'è la partita del Brasile...



Vai Brasil!!!


1 commento:

  1. Bell'articolo (il Tuo), scritto da chi conosce il Brasile perché ci vive. Francesco

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